Bio

La Bellezza di Zia Veronica

«Cosí era ed è zia Verònica, sincera, modesta, spontànea, originale, popolare come artista che riuscí a popolare d’arte non solo il suo bel  paese, Zeddiani, ma anche tutta la Sardegna e un bel pezzo d’Europa, sempre con le immàgini di quella sua píccola terra interiore di natura, con la sua precisa atmosfera che s’avvolge nel colore tra i vàri personaggi ancora nei luoghi chiusi, nelle case, anche con i bimbi isolani, tra gli sprazzi di luce, e anche ritornanti all’aperto, visione ricca di ballitondi, di processioni, di uòmini e donne con antiche fogge d’abbigliamenti di costume caratterístico, là dove tutta la sua interiore bellezza s’esterna, per sempre, nel tempo umano.»

EFISIO CADONI

Pittore, scultore, poeta
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Zia Veronica
dal testo critico di Flaminia Fanari, curatrice
Veronica Serra, in arte Zia Veronica, è nata nel 1923 a Zeddiani, il paese in cui ha trascorso tutta la vita e in cui ha maturato la sua singolare esperienza artistica. Il mondo che ci racconta affiora dai ricordi personali legati agli aspetti rassicuranti del vissuto, ai momenti di felicità o serenità in cui acquistano centralità la cultura e i valori “giusti” della tradizione. La sua ricerca estetica coincide con quella etica e partecipa di quel respiro vitale che ritorna continuamente dal presente al passato, dalla terra al cielo, dalla sacralità ancestrale allo spirito cristiano attraverso le vie dell’arte naïve che sono fatte di emozioni, di incontri e di strade realmente percorse per quasi un secolo. Un viaggio rituale che trova la sua sintesi nel giorno di festa, di mattina nella Processione e di sera nella danza “a circolo” della tradizione sarda, su ballu tundu. Nei due volti della festa si ritrovano i simboli dell’unione armonica fra gli individui, basata sul rispetto e sulla solidarietà, i valori sacri di una fede che Zia Veronica conserva in seno alla propria famiglia e si traducono, all’esterno, nella generosità di donare se stessa attraverso le sue creazioni e nell’augurio di felicità e abbondanza rivolto a tutta la “sua” comunità che, ancora adesso, la chiama affettuosamente, ma con antico rispetto, “Zia”.